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Le differenze principali

Sono ormai diversi gli studi che dimostrano, sia nell’animale come nell’uomo, che il microbiota, oltre che differenziarsi per età, BMI, tipo di alimentazione e terapie farmacologiche, mostra significative differenze tra i sessi, tali da giustificare approcci differenti in base al sesso nei confronti di molte problematiche connesse al microbiota ed anche a numerose malattie sistemiche.

In genere il microbiota femminile possiede una più bassa quota di Bacteroidetes rispetto a quello maschile, anche se non tutti gli studi concordano su questo aspetto.

Le donne in buona salute hanno più alti livelli di Bacteroides rispetto ai loro colleghi maschi, i quali a loro volta sono più dotati di una maggior abbondanza relativa di Escherichia e Veillonella con una ridotta presenza di Bilophila, notoriamente legata alla digestione epatobiliare.

Altri studi hanno invece evidenziato un’aumentata presenza di Bacteroides nei maschi e questo ben si accorda col fatto che i Bacteroides in genere proteggono dalla stipsi, che sappiamo essere più comune nella donna.

 

Gli estrogeni

Uno studio su popolazioni diverse in Venezuela, Malawi e USA in varie fasce d’età ha dimostrato un netto cambiamento del microbiota con la pubertà, da imputare al brusco cambiamento dei livelli di ormoni sessuali.

Il livello di estrogeni nei maschi e nelle donne in menopausa si correla alla ricchezza ed alla biodiversità del microbiota, mentre questo aspetto è molto meno evidente nelle donne in età fertile, dovuto probabilmente alle troppo rapide fluttuazioni ormonali.

Con l’aumentare del livello di estrogeni aumentano soprattutto alcune classi di Clostridi e diversi ceppi delle famiglie delle Ruminococcaceae, ma si pensa che il microbiota intestinale, oltre che essere modulato dagli estrogeni, sia a sua volta capace di influenzare il livello degli ormoni attraverso la deconiugazione degli estrogeni escreti attraverso la bile e poi riassorbiti tramite il circolo enteroepatico.

Anche i fitoestrogeni sono in grado di alterare il microbiota intestinale, aumentando per esempio la concentrazione di Bifidobatteri nella donna in periodo postmenopausale e limitando la crescita di alcuni membri della famiglia di Clostridiaceae.

 

Gravidanza

È ben noto che il microbiota subisce profonde variazioni durante le differenti fasi della gravidanza, dove senza ombra di dubbio gli ormoni presenti sul palcoscenico dirigono l’orchestra microbica.

Mentre nel 1° trimestre il microbiota è molto simile alle donne non gravide, nel 3° trimestre la composizione del microbiota, anche nelle gravidanze perfettamente normali, assume un aspetto, che al di fuori dalla gravidanza sarebbe fortemente patologico e proinfiammatorio, con un calo della biodiversità e con un aumento quasi costante di certe famiglie batteriche a livello di Phylum come gli Actinobatteri ed i Proteobatteri, questi ultimi frequentemente fonte di disbiosi e d’infiammazione.

 

Trapianto fecale

Il trapianto fecale viene impiegato principalmente per il trattamento della colite da Clostridium difficile, ma studi recenti fanno intravvedere una sua utilità anche nell’IBD, nel colon irritabile, nell’obesità, diabete, depressione e ansia.

Un recente studio su soggetti umani ha dimostrato il fallimento del trapianto fecale per la colite da Clostridium difficile nel sesso femminile.

 

IBS

L’intestino irritabile (IBS) è un esempio di malattia a netta prevalenza femminile (2:1), ma quello che differenzia le donne è soprattutto la maggior gravità dei sintomi rispetto agli uomini. È ben noto che almeno nel 10% delle coliti su base infettiva (principalmente da Salmonella, Shigella, Campylobacter) sviluppano sintomi da intestino irritabile (IBS), un’evenienza più comune nelle donne e si pensa che sia la differente composizione del microbiota femminile ad aumentare nella patogenesi dell’IBS postinfettiva.

 

Sistema immunitario

Vi sono sempre più evidenze che la disbiosi intestinale porta il sistema immunitario verso un’attivazione delle cellule T effettrici dando così inizio alle malattie infiammatorie e autoimmuni.

Donne adulte sane dimostrano una maggior attivazione immunitaria ed una più marcata espressione dei geni associati ad un’infiammazione nella mucosa del piccolo intestino rispetto ai maschi, con una più spiccata attivazione e proliferazione delle cellule T nel sangue periferico e con più alti livelli di TNF-alfa, di IL1beta e di IL-19 a livello della mucosa intestinale.

Si pensa pertanto che l’infiammazione della mucosa attivi un’infiammazione sistemica in modo più specifico nel sesso femminile anche in soggetti sani e asintomatici, ma contribuendo d’altra parte ad un sistema immunitario più efficace e più attivo nel sesso femminile.

Conosciamo da tempo l’importanza della fermentazione microbica per la produzione di acidi grassi a catena corta (SFCA), ovvero di acido butirrico, propionico e acetico, noti per i loro effetti antinfiammatori, con induzione delle cellule T-reg, blocco dell’attivazione del NfkB e soppressione del TNF-α e della liberazione di IL-6.

Si è visto che i maschi possiedono più alti livelli di SFCA sierici rispetto alle femmine, il che potrebbe essere la causa dei più alti livelli di T-Reg nell’uomo a tutte le età rispetto alla donna con l’effetto di avere un più basso livello d’infiammazione sistemica rispetto alla donna.

 

Conclusione

In uomini e donne il microbiota è un importante fattore di equilibrio tra stimolo immunitario, infiammazione, risposta antinfettiva e autoimmunità.

La risposta ormonale ed immunitaria a probiotici e nutraceutici può essere differente tra uomini e donne, specie in certe fasce d’età. Il microbiota potrebbe essere pertanto un altro tassello per arrivare ad una più efficace medicina di genere.

 

Bibliografia

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